Per la prima volta mi sentivo normale. Era tutto strano, il posto, la gente. Ma mi sentivo a mio agio, come se di quel club bdsm ne avessi sempre fatto parte.
Ci ero andata da sola. Scoperto per caso, su un sito, mi ero messa un vestito da sera sexy ma elegante, un paio di guanti lunghi e una mascherina. Un look da festa in maschera dell'alta società di qualche film. Ma si vedevano guinzagli, collari. Donne che portavano in giro uomini seminudi, donne in ginocchio che attendevano ordini. E io la da sola. Che invece di sentirmi fuori posto, mi sentivo a mio agio, eccitata e serena.
Non molte persone si sentivano bene, in club simili, o in posti adibiti a feste del genere. Io mi trovavo bene. Guardavo, osservavo, mentre bevevo lentamente il mio cocktail di frutti esotici e una spruzzata di vodka.
Avevo visto molti sguardi posarsi su di me, alcuni fissarmi per lunghi istanti, altri abbassare lo sguardo. E io ricambiavo tutti gli sguardi fiera e altera. Non sapevo cosa ero. Ma sapevo che quel mondo era il mio. Finì il cocktail, e il barman mi mise davanti un altro bicchiere con dentro un liquido ambrato. Mi voltai a guardare il ragazzo a dirgli che non lo avevo ordinato. Lui sorrise alzando le mani e indicando una persona seduta ad un tavolino poco lontano. Guardai l'uomo seduto, circondato da alcune persone, sia maschi che femmine, che osservavano ogni suo movimento e anche i miei. Non amavo le persone piene di gente intorno. Troppo tronfie di sè. Mi voltai verso il barman, un ragazzo giovane. E gli chiesi chi fosse quel tizio. Sorrise divertito per il fatto che forse ero l'unica a non saperlo.
-È il capo.- Rispose semplicemente.
- Qualcuno ha mai rifiutato qualcosa al tuo "capo"?- Gli chiesi sorridendo.
Mi guardò serio. - Non lo so, non ho mai visto qualcuno che gli rifiutava qualcosa.-
Sorrisi, strizzai un occhio e presi il bicchiere. Mi alzai dal sedile del bar, e andai vicino al tavolo del "capo",appoggiai il bicchiere sul suo tavolo guardando tutti quelli che lo attorniavano e poi con calma guardai lui.
- Non bevo questa roba.- Dissi seria.
- Ah, lo so, questo è per me.- Mi rispose di rimando sorridendo e prendendo il bicchiere e iniziando a sorseggiarlo.
Se lo avessi bevuto al bar, avrebbe detto che era per me, portandoglielo aveva gia la risposta pronta. Interessante strategia di approccio. Un lievissimo movimento della mano e la sua corte sparì nel nulla. Lasciandomi di fronte a lui da sola.
- Sei nuova.-
- Ovviamente.- Risposi di rimando. Non ero una che si lasciava intimidire, e prima che dicesse qualcosa mi misi seduta su una poltroncina di fronte a lui.
Mi guardava, ma ero sicura che sapesse tutto cio che accadeva intorno a noi.
Arrivò un cameriere con una bottiglia e un bicchiere. Lo appoggiò sul tavolo, ne versò lentamente un poco e sparì dalla mia visuale. Ci studiammo lunghi momenti. Accavvallai le gambe mettendomi comoda e continuando a sostenere il suo sguardo. Ero eccitata da tutto quello, la sfida nel suo sguardo, mi dava lunghi brividi di eccitazione sulla schiena, ma che non dimostravo minimamente.
Qualcuno gli parlò all'orecchio distraendolo da quel gioco quasi erotico e senza parole che stavamo avendo. Si voltò per rispondere qualcosa al suo interlocutore. Poi rimise il suo sguardo su di me, passandolo sul mio corpo in una lunga carezza. Per fortuna anni di meditazione ebbero su di me la meglio. Continuai a respirare lentamente e senza mostrare il mio turbamento di eccitazione, fissandolo a mia volta e alzando la testa in una posa altezzosa.
Alla fine sorrise. Io rimasi seria. Purtroppo la mia immaginazione ebbe il sopravvento e lo immaginai mentre mi legava e frustava con quel sorriso. Vidi nel suo sguardo un guizzo divertito. Non so come ma era riuscito a capirlo. Guardai intorno a noi, distogliendo lo sguardo da lui.
- Il richiamo sarà sempre piu forte. Tornerai qui ancora e ancora finchè non troverai quel che cerchi.-
Lo guardai di nuovo e sorrisi. Allungai una mano e presi il bicchiere dal tavolo ma prima di riuscire a tirarmi indietro lui mi afferrò per il polso in una stretta forte.
Lo fissai tenendo ancora delicatamente il bicchiere senza farlo cadere, anche se il polso mi doleva e le sue dita erano ferree. Sembrava che il tempo passasse lento. Che tutto quello che succedeva intorno non esistesse, il rumore la musica, tutto sparito. Portai l'altra mano vicino alla destra che lui teneva ferma. Presi il bicchiere e lo appoggiai sul tavolino e lui mollò la presa dal mio polso.
Dentro di me quel contatto era stato come un fuoco nelle vene. Ma continuai con i metodi di rilassamento e il respiro e il cuore li facevo andare lenti.
Una delle donne che prima gli sedeva ai piedi si avvicinò lenta. Lo sguardo che lui le rivolse, fù di fastidio, per esser stato disturbato.
Le fece un gesto con la mano e lei si dileguò senza parlare.
Continuammo a sfidarci con gli sguardi, e a non dire praticamente nulla. Il momento di prima ancora nell'aria. Il bicchiere ancora là. In mezzo. Credo fosse la prima lezione che voleva darmi. Anche se non avevo capito cosa volesse dire. Fissai il bicchiere e poi lui.
- Desiderare qualcosa che è alla tua portata,ha le sue difficioltà. Puoi prenderlo. Puoi berlo. Ma per farlo devi chiederlo. Non puoi prendere ciò che desideri e basta.-
La sua voce era bassa roca, eppure arrivava netta alle mie orecchie, senza il frastuono di tutta la gente che era nel locale. Le parole viaggiavano nella mia mente. Ero affascinata da quel suo modo di fare. Mi eccitava. Cosa sarebbe successo se me ne fossi andata in quel momento? E piu importante cosa sarebbe successo se fossi rimasta?
- Devi essere sicura che lo vuoi. Oppure sarebbe un bicchiere come tanti, uno spumante da quattro soldi, che invece di assaporarlo sulla lingua, ti rovina il sapore in bocca.-
Sorrise ancora. Un sorriso indefinibile. - È il tuo posto, ma non sei ancora pronta.- Si alzò in piedi prendendo il bicchiere e dandomelo fra le mani. E se ne andò. Appoggiai il bicchiere sul tavolo senza bere. Mi alzai lentamente e me ne andai.
Mi ci volle qualche ora prima di riuscire a chiarire le idee. Su quelle sfide di occhi, sui gesti e le parole che mi aveva detto. Mi aveva catturato, ero curiosa, ma la curiosità non era lo spirito giusto. Chiusi gli occhi e la mente andò al sogno ad occhi aperti. Lui vestito elegante, io nuda in piedi, legata ad un muro i capezzoli che lo toccavano e sentendo il freddo si inturgidivano. E poi uno schiocco. Non riuscivo ad immaginare il dolore, la sensazione del dolore. Ma il resto della situazione si. Potevo immagginarlo e mi eccitava.
Dovetti trattenermi per una settimana prima di tornare al club. Avevo dovuto fare forza su me stessa per non tornare il giorno dopo. Poi per fortuna il lavoro mi aveva distratta ed ero riuscita a tenere lontano da me i pensieri di lui. E ora ero là. Al bar c'era il ragazzo della settimana prima. Andai direttamente da lui. Ordinai due calici di spumante. Ed attesi. Il ragazzo mi sorrise. E con la testa mi fece un gesto. I calici erano stati portati al tavolo del capo. La sua corte reale non c'era era solo e mi fissava. C'era solo una poltroncina a fianco a lui. Con passo lento andai da lui e mi misi seduta. Lui si era assaporato tutta la scena con un sorrisino divertito.
- Non hai ceduto di un passo, e questo mi piace. Amo le sfide.- Aveva avvicinato la testa al mio orecchio per dirmi quelle parole, sentivo il suo respiro caldo sull'orecchio e sul collo. Mi concentrai sulla respirazione e lui scoppiò a ridere.
- So cosa stai facendo. Non farlo.-
Lo guardai, come diamine ci riusciva? Come riusciva a leggere i miei pensieri?
Sorrisi e mi avvicinai io, questa volta, al suo orecchio. - Se non lo facessi, non sarei divertente e non avrei suscitato il tuo interesse.-
A quelle parole scoppiò a ridere, una risata vera, sexy e sensuale e non trattenni il brivido elettrico che mi passò in tutto il corpo.
- Monella.-
Sorrisi divertita da quel nomignolo. Allungai una mano verso il bicchiere, ricordando la morsa sul polso della volta precedente, lo guardai alzando un sopraciglio in una muta domanda. Mi prese il polso di nuovo sta volta meno forte della volta precedente.
- Devi essere sicura di volerlo, monella.-
- Lo sono.- Sorrisi. -Posso bere il mio bicchiere di spumante?-
- Non hai ceduto di un passo, e questo mi piace. Amo le sfide.- Aveva avvicinato la testa al mio orecchio per dirmi quelle parole, sentivo il suo respiro caldo sull'orecchio e sul collo. Mi concentrai sulla respirazione e lui scoppiò a ridere.
- So cosa stai facendo. Non farlo.-
Lo guardai, come diamine ci riusciva? Come riusciva a leggere i miei pensieri?
Sorrisi e mi avvicinai io, questa volta, al suo orecchio. - Se non lo facessi, non sarei divertente e non avrei suscitato il tuo interesse.-
A quelle parole scoppiò a ridere, una risata vera, sexy e sensuale e non trattenni il brivido elettrico che mi passò in tutto il corpo.
- Monella.-
Sorrisi divertita da quel nomignolo. Allungai una mano verso il bicchiere, ricordando la morsa sul polso della volta precedente, lo guardai alzando un sopraciglio in una muta domanda. Mi prese il polso di nuovo sta volta meno forte della volta precedente.
- Devi essere sicura di volerlo, monella.-
- Lo sono.- Sorrisi. -Posso bere il mio bicchiere di spumante?-
La sua mano sul mio polso allentò. Ma mi tenne ancora. Mi guardava dritto negli occhi.
Senza dire una parola, e tenendomi ancora per il polso si alzò trascinandomi dietro di lui. Entrammo in una porta dietro il bar, salimmo delle scale e poi lungo un corridoio fino ad arrivare davanti ad una porta che aprì veloce e chiuse dietro di me. Mi portò al centro di una sala e mi lasciò il polso.
Mi girava intorno senza dire nulla. -Via tutti i vestiti.- Il suo tono non ammetteva repliche. E io obbedii docile. Levai le scarpe, l'abito scivolò ai miei piedi in un fruscio, reggiseno e perizoma fecero la stessa fine sul pavimento. Stavo per levare anche la maschera, ma mi fermò. Indicando due videocamere.
-Questo è il mio privato, ma mi piace rivedere. Ti va bene?-
- Solo se mi giuri che non finirà mai nelle mani di altre persone e che solo tu vedrai.-
Lui aveva annuito. Mi aveva preso di nuovo per un polso portandomi vicino ad un muro dove c'erano delle polsiere in cuoio appese a delle catene. Un brivido di eccitazione passò sul mio corpo al contatto. Controllò le polsiere, controllò il mio corpo, iniziò a sfiorarmi la schiena le natiche. Mi fece allargare le gambe e mise una mano sulla mia figa. Senza delicatezza mi infilò due dita dentro tirandole fuori completamente bagnate.
- Una monella troia. Non ti ho fatto ancora nulla e sei già così? Quanto volevi tutto questo? Sei una puttanella!-
Si allontanò per qualche istante. Io respiravo lenta cercavo di concentrarmi sul mio corpo e poi successe. Uno schiocco sulla pelle un dolore che mi devastava la schiena e si diradava su tutto il corpo. E il mio urlo innaturale che alle mie stesse orecchie non sembrava la mia stessa voce. Tremavo. Mentre riprendevo il controllo dei miei pensieri, e il dolore lasciava il posto ad un formicolio strano. Non dolore, non piacere, qualcosa nel mezzo. Appena mi ripresì partì il secondo colpo. Che mi prese da metà schiena fino alla natica destra. Urlai di nuovo. E quell'urlo mi svuotava, mi lasciava libera, dolorante ma mi stava liberando. Si avvicinò lento. E sfiorò i due segni sulla mia schiena. Parlava poco lui. E anche io. Ma capii che era il suo modo di chiedermi se andava bene, se volevo fermarmi o continuare. Appoggiai meglio le piante dei piedi a terra allargai le gambe e feci un leggero gesto con la testa in segno affermativo. Lo sentii allontanarsi di nuovo e arrivare a metà strada. Sentii che si sfilava la cinghia dei pantaloni e che iniziò a colpirmi con quella. I colpi dosati e mai sullo stesso punto. Sudavo, sentivo la schiena le natiche e le cosce in un unico formicolio. Poi si avvicinò di nuovo. Mise la mano di nuovo sulla mia figa e la trovò ancora piu bagnata di prima. Infilò due dita e dopo tre dentro. Le mosse velocemente.
- Sei una puttanella. Vogliosa e troia.-
Sentii il mio corpo prepararsi ad avere un orgasmo ma lui si fermò. E io gridai frustrata.
Mi spostò e mi girò di fronte a lui. In mano aveva un frustino da cavallerizzo. Si era tolto la giacca era rimasto in camicia aveva arrotolato le maniche ed era sudato. Stava facendo un grande sforzo, trattenendosi molto. Si vedeva dal suo sguardo, che era sadico e perfido, ma anche preoccupato.
Mi guardò negli occhi e io ricambiando il suo sguardo non vidi il colpo con il frustino partire e colpirmi direttamente sul clitoride. Urlai e delle lacrime mi riempirono gli occhi, strinsi le gambe per il dolore. Ripuntai i piedi a terra e alzai la testa in tutta la mia fierezza. Fissandolo negli occhi. Mi sorrise, un sorriso sadico e bellissimo insieme. E mi colpì di nuovo. Altre lacrime, altro urlo, ma...ma anche altro...non c'era solo il dolore, lo sentivo. Era goduria, fra il dolore e il formicolio dopo il colpo c'era il piacere. Continuò con i colpi finchè, stupita io per prima, emisi un gemito lungo e basso e orgasmai. Non avevo mai avuto un orgasmo simile. Strinsi le gambe trattenendolo, continuandolo, mi si piegavano le ginocchia mentre sentivo il mio corpo tremare.
Lo sentì avvicinarsi e liberarmi i polsi. Mi prese al volo, prima che cadessi a terra. Poi lento mi lasciò mentre scivolavo sulle ginocchia e con una mano, velocemente, si apriva i pantaloni. Allungai le mani e mi avvicinai con il viso sul suo cazzo dritto e duro come il marmo. L'effetto che aveva fatto a me, anche io lo avevo fatto a lui. E ora aveva bisogno ancora di me.
Aprii la bocca e tirai fuori la lingua iniziando a leccarlo. Poi tornai sulla punta, serrai le labbra e lo succhiai con forza. Emise un gemito, e io mi esaltai. Spostai la testa andando avanti e indietro sul suo cazzo. Poi mi mise una mano sopra e mi spinse con forza. Il cazzo mi penetrava fino in gola. Uno sforzo di vomito mi salii, ma lui spinse ancora più forte, fino a portarmi le labbra al pube. Mi mancava l'aria, mi sentivo soffocare e altri sforzi mi salivano dalla gola. E mi liberò mi spostai di colpo prendendo respiro e notando che gli avevo lasciato il cazzo pieno di saliva, lo massaggiai mentre riprendevo fiato. Mi prese per i capelli e mi spostò la testa in basso. Sulle palle. Iniziai a leccarle, e poi a succhiarle una alla volta. Poi riportai la testa in alto sul suo cazzo che continuavo a massaggiare. Ricominciai a spompinarlo veloce sentivo i suoi gemiti e mi esaltavo per come godeva della mia bocca. Poi mi diede una spinta, e mi ritrovai a terra. Con una mano mi teneva la testa schiacciata al pavimento mentre sputava sul mio ano e infilava il cazzo con forza nel mio culo. Mi mancò il fiato per il colpo duro e secco. Ma poi iniziai a godere. Gemevo, e lui anche gemeva si muoveva veloce, aveva spostato la mano che mi premeva la faccia a terra. E mi teneva ler i fianchi infilando le dita nella carne e muovendo il mio corpo e il suo sempre piu veloce. Gemevo senza freno e poi anche lui. Emise un gemito ed esplose. Rimase fermo per qualche attimo appoggiandosi su di me. Avevamo entrambi il fiatone. Uscì dal mio culo. Mi aiutò a rialzarmi. E tenendomi ancora e di nuovo per il polso mi portò in una stanza adiacente, dove una enorme doccia ci accolse entrambi.
Mi insaponò il corpo con calma poi insaponò se stesso. E infine mi aiutò a sciacquarmi. Ci guardavamo continuamente negli occhi. Mi avvolse in un enorme asciugamano e si mise uno in vita.
Ero confusa. Mi stava coccolando, viziando. Era qualcosa di cui non ero abituata. Perchè dopo la sessione si stava comportando così. Come se mi leggesse nella mente mi rispose.
- Il bdsm non sono solo le sessioni. Il sesso. Il sadomaso. C'è il prendersi cura della propria schiava. Prendersi cura del corpo che ha donato dolore e piacere. Prendersi cura del corpo, della sua mente, della sua anima. È questo che fa un padrone. Rende una schiava sua, prendendosi cura di lei, in cambio della stessa cosa. Donare il dolore, donare il corpo al mio sadismo, lasciare che io la plasmi ai miei piaceri, ai miei voleri. Così si prende cura di me. E io di lei.- Mi mise le mani sulle spalle e poi portò una mano sul mio collo.
- Sei qui, continuerai a venire qui, a cercarmi a farti istruire e plasmare, perchè è quello che vuoi. Perchè sai gia cosa vuoi.-
Lo guardavo dritto negli occhi. - Sì. Lo so. Non sarei mai tornata qui, altrimenti.-
Sorrise. - Monella.-
Mi aiutò a rivestirmi. E mi accompagnò alla macchina.
Senza dire una parola, e tenendomi ancora per il polso si alzò trascinandomi dietro di lui. Entrammo in una porta dietro il bar, salimmo delle scale e poi lungo un corridoio fino ad arrivare davanti ad una porta che aprì veloce e chiuse dietro di me. Mi portò al centro di una sala e mi lasciò il polso.
Mi girava intorno senza dire nulla. -Via tutti i vestiti.- Il suo tono non ammetteva repliche. E io obbedii docile. Levai le scarpe, l'abito scivolò ai miei piedi in un fruscio, reggiseno e perizoma fecero la stessa fine sul pavimento. Stavo per levare anche la maschera, ma mi fermò. Indicando due videocamere.
-Questo è il mio privato, ma mi piace rivedere. Ti va bene?-
- Solo se mi giuri che non finirà mai nelle mani di altre persone e che solo tu vedrai.-
Lui aveva annuito. Mi aveva preso di nuovo per un polso portandomi vicino ad un muro dove c'erano delle polsiere in cuoio appese a delle catene. Un brivido di eccitazione passò sul mio corpo al contatto. Controllò le polsiere, controllò il mio corpo, iniziò a sfiorarmi la schiena le natiche. Mi fece allargare le gambe e mise una mano sulla mia figa. Senza delicatezza mi infilò due dita dentro tirandole fuori completamente bagnate.
- Una monella troia. Non ti ho fatto ancora nulla e sei già così? Quanto volevi tutto questo? Sei una puttanella!-
Si allontanò per qualche istante. Io respiravo lenta cercavo di concentrarmi sul mio corpo e poi successe. Uno schiocco sulla pelle un dolore che mi devastava la schiena e si diradava su tutto il corpo. E il mio urlo innaturale che alle mie stesse orecchie non sembrava la mia stessa voce. Tremavo. Mentre riprendevo il controllo dei miei pensieri, e il dolore lasciava il posto ad un formicolio strano. Non dolore, non piacere, qualcosa nel mezzo. Appena mi ripresì partì il secondo colpo. Che mi prese da metà schiena fino alla natica destra. Urlai di nuovo. E quell'urlo mi svuotava, mi lasciava libera, dolorante ma mi stava liberando. Si avvicinò lento. E sfiorò i due segni sulla mia schiena. Parlava poco lui. E anche io. Ma capii che era il suo modo di chiedermi se andava bene, se volevo fermarmi o continuare. Appoggiai meglio le piante dei piedi a terra allargai le gambe e feci un leggero gesto con la testa in segno affermativo. Lo sentii allontanarsi di nuovo e arrivare a metà strada. Sentii che si sfilava la cinghia dei pantaloni e che iniziò a colpirmi con quella. I colpi dosati e mai sullo stesso punto. Sudavo, sentivo la schiena le natiche e le cosce in un unico formicolio. Poi si avvicinò di nuovo. Mise la mano di nuovo sulla mia figa e la trovò ancora piu bagnata di prima. Infilò due dita e dopo tre dentro. Le mosse velocemente.
- Sei una puttanella. Vogliosa e troia.-
Sentii il mio corpo prepararsi ad avere un orgasmo ma lui si fermò. E io gridai frustrata.
Mi spostò e mi girò di fronte a lui. In mano aveva un frustino da cavallerizzo. Si era tolto la giacca era rimasto in camicia aveva arrotolato le maniche ed era sudato. Stava facendo un grande sforzo, trattenendosi molto. Si vedeva dal suo sguardo, che era sadico e perfido, ma anche preoccupato.
Mi guardò negli occhi e io ricambiando il suo sguardo non vidi il colpo con il frustino partire e colpirmi direttamente sul clitoride. Urlai e delle lacrime mi riempirono gli occhi, strinsi le gambe per il dolore. Ripuntai i piedi a terra e alzai la testa in tutta la mia fierezza. Fissandolo negli occhi. Mi sorrise, un sorriso sadico e bellissimo insieme. E mi colpì di nuovo. Altre lacrime, altro urlo, ma...ma anche altro...non c'era solo il dolore, lo sentivo. Era goduria, fra il dolore e il formicolio dopo il colpo c'era il piacere. Continuò con i colpi finchè, stupita io per prima, emisi un gemito lungo e basso e orgasmai. Non avevo mai avuto un orgasmo simile. Strinsi le gambe trattenendolo, continuandolo, mi si piegavano le ginocchia mentre sentivo il mio corpo tremare.
Lo sentì avvicinarsi e liberarmi i polsi. Mi prese al volo, prima che cadessi a terra. Poi lento mi lasciò mentre scivolavo sulle ginocchia e con una mano, velocemente, si apriva i pantaloni. Allungai le mani e mi avvicinai con il viso sul suo cazzo dritto e duro come il marmo. L'effetto che aveva fatto a me, anche io lo avevo fatto a lui. E ora aveva bisogno ancora di me.
Aprii la bocca e tirai fuori la lingua iniziando a leccarlo. Poi tornai sulla punta, serrai le labbra e lo succhiai con forza. Emise un gemito, e io mi esaltai. Spostai la testa andando avanti e indietro sul suo cazzo. Poi mi mise una mano sopra e mi spinse con forza. Il cazzo mi penetrava fino in gola. Uno sforzo di vomito mi salii, ma lui spinse ancora più forte, fino a portarmi le labbra al pube. Mi mancava l'aria, mi sentivo soffocare e altri sforzi mi salivano dalla gola. E mi liberò mi spostai di colpo prendendo respiro e notando che gli avevo lasciato il cazzo pieno di saliva, lo massaggiai mentre riprendevo fiato. Mi prese per i capelli e mi spostò la testa in basso. Sulle palle. Iniziai a leccarle, e poi a succhiarle una alla volta. Poi riportai la testa in alto sul suo cazzo che continuavo a massaggiare. Ricominciai a spompinarlo veloce sentivo i suoi gemiti e mi esaltavo per come godeva della mia bocca. Poi mi diede una spinta, e mi ritrovai a terra. Con una mano mi teneva la testa schiacciata al pavimento mentre sputava sul mio ano e infilava il cazzo con forza nel mio culo. Mi mancò il fiato per il colpo duro e secco. Ma poi iniziai a godere. Gemevo, e lui anche gemeva si muoveva veloce, aveva spostato la mano che mi premeva la faccia a terra. E mi teneva ler i fianchi infilando le dita nella carne e muovendo il mio corpo e il suo sempre piu veloce. Gemevo senza freno e poi anche lui. Emise un gemito ed esplose. Rimase fermo per qualche attimo appoggiandosi su di me. Avevamo entrambi il fiatone. Uscì dal mio culo. Mi aiutò a rialzarmi. E tenendomi ancora e di nuovo per il polso mi portò in una stanza adiacente, dove una enorme doccia ci accolse entrambi.
Mi insaponò il corpo con calma poi insaponò se stesso. E infine mi aiutò a sciacquarmi. Ci guardavamo continuamente negli occhi. Mi avvolse in un enorme asciugamano e si mise uno in vita.
Ero confusa. Mi stava coccolando, viziando. Era qualcosa di cui non ero abituata. Perchè dopo la sessione si stava comportando così. Come se mi leggesse nella mente mi rispose.
- Il bdsm non sono solo le sessioni. Il sesso. Il sadomaso. C'è il prendersi cura della propria schiava. Prendersi cura del corpo che ha donato dolore e piacere. Prendersi cura del corpo, della sua mente, della sua anima. È questo che fa un padrone. Rende una schiava sua, prendendosi cura di lei, in cambio della stessa cosa. Donare il dolore, donare il corpo al mio sadismo, lasciare che io la plasmi ai miei piaceri, ai miei voleri. Così si prende cura di me. E io di lei.- Mi mise le mani sulle spalle e poi portò una mano sul mio collo.
- Sei qui, continuerai a venire qui, a cercarmi a farti istruire e plasmare, perchè è quello che vuoi. Perchè sai gia cosa vuoi.-
Lo guardavo dritto negli occhi. - Sì. Lo so. Non sarei mai tornata qui, altrimenti.-
Sorrise. - Monella.-
Mi aiutò a rivestirmi. E mi accompagnò alla macchina.
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