Pensavo, continuamente ed insistentemente a qualche scena di un video amatoriale che avevo fatto tempo prima e che stavo guardando in quel momento su un sito porno. Non ero riconoscibile dal viso, ma chi aveva avuto modo di vedermi nuda, mi avrebbe riconosciuta da qualche particolare. Il neo sui seni. Una voglia rossa tonda vicino l'ombelico. Il colore dei capezzoli o qualche cicatrice, quella su un braccio quando da bambina ero caduta dalla bicicletta, o quella dell'appendicite.
Sbuffai infastidita, lui aveva promesso di non pubblicarlo da nessuna parte. Invece eccolo là. Scrissi una mail professionale e la spedii immediatamente a lui. Con poche velate minacce di portarlo in causa se non ritirava quel video da quel sito, che aveva già raggiunto le centomila visioni. E se non lo ritirava entro qualche giorno gli avrei chiesto centomila euro come risarcimento.
Ci siamo conosciuti in un sito a tema bdsm. All'inizio duri l'uno con l'altra. Poi era nata la curiosità. La passione...la mia mente si perdeva a fantasticare, la sua mi incoraggiava. Per molto tempo andammo avanti così, mente nella mente, corpo nella mente, orgasmi della mente. Fantasie rivelate, perversioni scoperte. La mente che ci apriva. E poi il primo incontro, il contatto del cuoio sulla pelle, un combattimento fra corpi. Le perversioni, il sesso tramutato in arte, con mente e corpi collegate. E poi la fine quando siamo cambiati. Quando volevamo entrambi cambiare, ma nessuno dei due voleva cedere a quel cambiamento. E così allontanarsi e non vedersi piu fino a quel video. Un suo amico glielo aveva mandato in link, il viso nascosto da una maschera, ma lei nuda, legata, frustata, gli schiocchi sulla pelle, ricordava come fosse quel momento, il dolore sulla pelle, e la goduria, la sua sessualità che si eccitava, le urla che uscivano dalle sue labbra, piu di godimento che di dolore. Ogni colpo un orgasmo della mente, fino ad esplodere con il corpo in un orgasmo fisico.
Chiusi gli occhi e chiusi il sito. Ora non ero piu solo una schiava, ora ero io la padrona, io ero cambiata, evoluta, ora ero molto di piu, ero completa, ero una mistress, avevo provato tutto, da un lato e dall'altro...ma mi mancavano alcune cose. Non ero mai riuscita a legarmi a qualcuno. Nessun sub e nessun dom era riuscito a creare con me un legame profondo. Mi ero divertita, si erano divertiti con me. Ma dentro mi mancava il contatto mentale. Quello che avevo creato una sola volta. Solo con lui. Scesi in cantina. Guardai i miei giochi che stavano prendendo polvere. Pulii la stanza da cima a fondo, si era parecchio che qualcuno entrava là. L'ultimo lo avevo liquidato 6 o forse 8 mesi prima e non ero piu entrata. Guardai in un angolo un sacco da boxe a terra, regalo di un amico, semplice amico, ma che riusciva a darmi sempre buoni consigli. "Quando pensi troppo svuota la mente e ricomincia da capo" le aveva detto mettendo il sacco su e mostrandole alcuni colpi. Io feci uguale, il dolore alle mani, che mi avevano procurato i primi colpi, era tremendo. I miei polsi, ogni osso delle mani e delle braccia era traumatizzato. Però era servito, e quel dolore l'aiutava. Con fatica appesi di nuovo il sacco mi misi i guantoni. E iniziai a sferrare colpi.
Chiusi gli occhi e chiusi il sito. Ora non ero piu solo una schiava, ora ero io la padrona, io ero cambiata, evoluta, ora ero molto di piu, ero completa, ero una mistress, avevo provato tutto, da un lato e dall'altro...ma mi mancavano alcune cose. Non ero mai riuscita a legarmi a qualcuno. Nessun sub e nessun dom era riuscito a creare con me un legame profondo. Mi ero divertita, si erano divertiti con me. Ma dentro mi mancava il contatto mentale. Quello che avevo creato una sola volta. Solo con lui. Scesi in cantina. Guardai i miei giochi che stavano prendendo polvere. Pulii la stanza da cima a fondo, si era parecchio che qualcuno entrava là. L'ultimo lo avevo liquidato 6 o forse 8 mesi prima e non ero piu entrata. Guardai in un angolo un sacco da boxe a terra, regalo di un amico, semplice amico, ma che riusciva a darmi sempre buoni consigli. "Quando pensi troppo svuota la mente e ricomincia da capo" le aveva detto mettendo il sacco su e mostrandole alcuni colpi. Io feci uguale, il dolore alle mani, che mi avevano procurato i primi colpi, era tremendo. I miei polsi, ogni osso delle mani e delle braccia era traumatizzato. Però era servito, e quel dolore l'aiutava. Con fatica appesi di nuovo il sacco mi misi i guantoni. E iniziai a sferrare colpi.
Mi stiracchiai a letto mentre il sole faceva la sua comparsa fra le pieghe delle tende. Mossi le mani e i polsi, facevano meno male di quanto credevo. Ripensai ancora al video. E feci spallucce, sarebbe stata una cosa lunga.
Stavo assaporando il caffè quando il primo squillo mi disturbò.
-Pronto?-il numero era privato.
-Cosa ti avevo detto sulle minacce, bimba?-
Sorrisi, non salutava lui, andava dritto al punto.-Infatti, la mia mail era un avviso di quello che farò entro qualche giorno.-
-Potevi chiedermi prima cosa fosse successo.-
-E perdermi la tua dolce e delicata telefonata disturba caffè?- Ah lui lo sapeva che a quell'ora io bevevo il caffè quasi con sacralità, un rito mattutino. E aveva voluto disturbarlo.
Emise un suono, una mezza risata. Eravamo sempre così, un continuo stuzzicarci e non mollare.
-Vediamoci per pranzo.- Non era una richiesta, era piu simile ad un ordine.
-Ho altri impegni, cena ore 20, solito ristorante.- Chiusi la telefonata prima che potesse replicare, sapevo che ero stata manovrata per la cena, i pranzi erano sempre perennemente occupati dal lavoro, le cene erano mie. Sapevo, ma mi andava bene così.
-Pronto?-il numero era privato.
-Cosa ti avevo detto sulle minacce, bimba?-
Sorrisi, non salutava lui, andava dritto al punto.-Infatti, la mia mail era un avviso di quello che farò entro qualche giorno.-
-Potevi chiedermi prima cosa fosse successo.-
-E perdermi la tua dolce e delicata telefonata disturba caffè?- Ah lui lo sapeva che a quell'ora io bevevo il caffè quasi con sacralità, un rito mattutino. E aveva voluto disturbarlo.
Emise un suono, una mezza risata. Eravamo sempre così, un continuo stuzzicarci e non mollare.
-Vediamoci per pranzo.- Non era una richiesta, era piu simile ad un ordine.
-Ho altri impegni, cena ore 20, solito ristorante.- Chiusi la telefonata prima che potesse replicare, sapevo che ero stata manovrata per la cena, i pranzi erano sempre perennemente occupati dal lavoro, le cene erano mie. Sapevo, ma mi andava bene così.
Mi vestì semplicemente, ma quando passai davanti allo specchio notai che, mi ero messa come piaceva a lui, i capelli tirati su, gli orecchini che mi aveva regalato lui, il trucco un po marcato che lui voleva. Digrignai i denti e mi sciolsi i capelli, levai gli orecchini e il rossetto rosso, ne misi uno color carne. Sorrisi e mi avviai al ristorante. In ritardo di 10 minuti, sorrisi di nuovo, lui odiava i ritardi.
Mi incamminai verso di lui, mi vide subito e mi guardò scocciato dal ritardo. Un sorrisino furbetto sulle labbra e io dentro che avevo un turbinio di emozioni.
Si alzò e mi baciò la mano, come catapultati in un epoca di galanteria diversa. Mi spostò la sedia e si mise davanti a me. Era una cosa che mi era sempre mancata, la galanteria degli uomini. Lui aveva 15anni piu di me, e mi era sempre piaciuto quel suo lato. Oltre al resto.
Non parlammo per un po, ci guardammo solamente studiandoci, studiando i cambiamenti che avevamo avuto in quegli anni di separazione.
-Come sempre, mia piccola monella, sei splendida.-
Quel vezeggiativo lo usava da dopo che ero riuscita a combinargliene una, che lo aveva fatto ridere invece che arrabbiare. Sorrisi, dolcemente. E lui ricambiò lo stesso sorriso, probabilmente anche lui pensava a quel momento. Allungò una mano sul tavolo e io allungai la mia che lui prese nella sua.
Non ci vedevamo da molto, ma ormai conoscevamo a memoria i gesti dell'altro. Il legame non era cambiato, ero cambiata io.
Parlammo poco, ma almeno mi spiegò cosa era successo, anche lui era una parte lesa in quella faccenda. I video che aveva, i video particolari, li teneva in un portatile, che alcuni mesi prima gli era stato rubato e con esso tutto cio che teneva dentro.
In quegli anni, era cambiato poco fisicamente, qualche ruga in piu, qualche capello bianco, come ero maturata anche io.
-Monella, raccontami come sta andando il tuo percorso.-
Sorrisi e lo guardai. Ah, come poteva leggermi dentro lui. Nessuno ci era riuscito. Sapeva bene che con qualche sua parola sarebbe riuscito di nuovo ad incatenarmi, ma non lo voleva, e nemmeno io. Gli raccontai del mio percorso di crescita, degli slave, dei sub, di qualche dom. Dei giochi e delle perversioni che avevo scoperto. Mi ascoltava attentamente , vedevo che soppesava ogni mia parola.
Uscimmo dal ristorante e andammo in un club, uno di quei club che ospitano serate a tema, e il tema di quella serata erano le legature. C'era un palco dove alcune ragazze venivano legate. Era bellissimo da vedere anche la concentrazione delle persone che annodavano e giravano le corde su quei corpi. Alla fine una ragazza seminuda fu legata e messa in sospensione, cioè non toccava terra, la posa era decisamente innaturale, ma era sexy, calda, eccitante. Guardavo la ragazza e vedevo l'estasi nel suo sguardo. L'uomo che aveva fatto l'ultima legatura girò per i tavoli a chiaccheirare con tutti, fino a fermarsi da noi. Salutò gentilmente e mi guardò con un sopraciglio alzato vedendomi con il mio ex padrone. Probabilmente la sua fama di padrone cozzava un pò con la presenza di una donna che non era sua slave in quel posto. Perchè il tizio mi osservò per lunghi interminabili momenti. Mi studiò la corporatura, o io direi che controllò ogni mio kg in più. Lo ricambiai con uno sguardo di sufficenza, guardando i muscoli sulle sue braccia e misurando la sua schiena e pensando a che frusta avrei usato sulla sua pelle. Però era carino. Quasi scocciato e con un pizzico di gelosia per quello scambio di sguardi, me lo presentò. Allungammo le mani. E le stringemmo, ora ero una sua pari, anche se continuava a prendermi le misure con lo sguardo.
Parlammo delle legature, dei nodi della sicurezza con le corde.
Tanto da non accorgermi del moto stizzito del mio ex master, che si era alzato ed era andato a prendersi da bere.
- È geloso di te.- Mi sussurrò vicino all'orecchio ridacchiando.
- Oh si, lo so benissimo, la mia fortuna è che non sono piu sua, ma sono una sua pari ora. Altrimenti avrei paura a seguirlo a casa.- Sorrisi guardando l'uomo vicino a me, che aveva un espressione sorpresa sul volto.
- Tu? Tu sei la Dea? - Esclamò infine.
Lo guardai sorpresa io, sta volta. - Come scusa?-
- Sono anni che parla della sua Slave Dea. L'unica vera Slave, la perfetta slave.- Gli fece il verso abassando il tono della voce e imitando l'accento.
Guardai verso il bar dove lui si stava scolando qualche bicchiere da solo.
- Non sono piu una slave.-
- Ma sei rimasta dentro di lui, dopo di te, non ne ha mai voluta piu nessuna, nemmeno per gioco.- Mi sorrise. Risposi al sorriso. E guardai oltre la sua spalla.
Non sarei mai tornata indietro, a sub, ma anche a me lui mancava. Sarebbe riuscito ad evolversi anche lui, ad accettare la nuova me, e magari essere un mio pari?
Si voltò in quel momento, guardò l'uomo vicino a me, e poi ci guardammo.
Forse aveva capito, che ora sapevo. Per un secondo abbassò lo sguardo. Mi alzai e salutai l'uomo andando dal mio ex master. Non piu sottomessa. Ma sua pari.
Allungai una mano toccandogli il braccio. Mi guardò illuminandosì. Insieme. Come coppia. Non lui o io soli. Insieme a plasmare qualcuno ai nostri piaceri. Vedevo nel profondo dei suoi occhi che gli mancava tutto quello.
Avvicinai il mio viso al suo. E iniziai a dirgli cio che mi passava nella mente, cio che avremmo fatto insieme. Mi strusciai con il corpo sul suo e sentii al basso ventre che tutto ciò che gli avevo detto, lo aveva eccitato. Gli sorrisi di nuovo. Guardandomi intorno.
- Scegliamone una, insieme.-
Mi incamminai verso di lui, mi vide subito e mi guardò scocciato dal ritardo. Un sorrisino furbetto sulle labbra e io dentro che avevo un turbinio di emozioni.
Si alzò e mi baciò la mano, come catapultati in un epoca di galanteria diversa. Mi spostò la sedia e si mise davanti a me. Era una cosa che mi era sempre mancata, la galanteria degli uomini. Lui aveva 15anni piu di me, e mi era sempre piaciuto quel suo lato. Oltre al resto.
Non parlammo per un po, ci guardammo solamente studiandoci, studiando i cambiamenti che avevamo avuto in quegli anni di separazione.
-Come sempre, mia piccola monella, sei splendida.-
Quel vezeggiativo lo usava da dopo che ero riuscita a combinargliene una, che lo aveva fatto ridere invece che arrabbiare. Sorrisi, dolcemente. E lui ricambiò lo stesso sorriso, probabilmente anche lui pensava a quel momento. Allungò una mano sul tavolo e io allungai la mia che lui prese nella sua.
Non ci vedevamo da molto, ma ormai conoscevamo a memoria i gesti dell'altro. Il legame non era cambiato, ero cambiata io.
Parlammo poco, ma almeno mi spiegò cosa era successo, anche lui era una parte lesa in quella faccenda. I video che aveva, i video particolari, li teneva in un portatile, che alcuni mesi prima gli era stato rubato e con esso tutto cio che teneva dentro.
In quegli anni, era cambiato poco fisicamente, qualche ruga in piu, qualche capello bianco, come ero maturata anche io.
-Monella, raccontami come sta andando il tuo percorso.-
Sorrisi e lo guardai. Ah, come poteva leggermi dentro lui. Nessuno ci era riuscito. Sapeva bene che con qualche sua parola sarebbe riuscito di nuovo ad incatenarmi, ma non lo voleva, e nemmeno io. Gli raccontai del mio percorso di crescita, degli slave, dei sub, di qualche dom. Dei giochi e delle perversioni che avevo scoperto. Mi ascoltava attentamente , vedevo che soppesava ogni mia parola.
Uscimmo dal ristorante e andammo in un club, uno di quei club che ospitano serate a tema, e il tema di quella serata erano le legature. C'era un palco dove alcune ragazze venivano legate. Era bellissimo da vedere anche la concentrazione delle persone che annodavano e giravano le corde su quei corpi. Alla fine una ragazza seminuda fu legata e messa in sospensione, cioè non toccava terra, la posa era decisamente innaturale, ma era sexy, calda, eccitante. Guardavo la ragazza e vedevo l'estasi nel suo sguardo. L'uomo che aveva fatto l'ultima legatura girò per i tavoli a chiaccheirare con tutti, fino a fermarsi da noi. Salutò gentilmente e mi guardò con un sopraciglio alzato vedendomi con il mio ex padrone. Probabilmente la sua fama di padrone cozzava un pò con la presenza di una donna che non era sua slave in quel posto. Perchè il tizio mi osservò per lunghi interminabili momenti. Mi studiò la corporatura, o io direi che controllò ogni mio kg in più. Lo ricambiai con uno sguardo di sufficenza, guardando i muscoli sulle sue braccia e misurando la sua schiena e pensando a che frusta avrei usato sulla sua pelle. Però era carino. Quasi scocciato e con un pizzico di gelosia per quello scambio di sguardi, me lo presentò. Allungammo le mani. E le stringemmo, ora ero una sua pari, anche se continuava a prendermi le misure con lo sguardo.
Parlammo delle legature, dei nodi della sicurezza con le corde.
Tanto da non accorgermi del moto stizzito del mio ex master, che si era alzato ed era andato a prendersi da bere.
- È geloso di te.- Mi sussurrò vicino all'orecchio ridacchiando.
- Oh si, lo so benissimo, la mia fortuna è che non sono piu sua, ma sono una sua pari ora. Altrimenti avrei paura a seguirlo a casa.- Sorrisi guardando l'uomo vicino a me, che aveva un espressione sorpresa sul volto.
- Tu? Tu sei la Dea? - Esclamò infine.
Lo guardai sorpresa io, sta volta. - Come scusa?-
- Sono anni che parla della sua Slave Dea. L'unica vera Slave, la perfetta slave.- Gli fece il verso abassando il tono della voce e imitando l'accento.
Guardai verso il bar dove lui si stava scolando qualche bicchiere da solo.
- Non sono piu una slave.-
- Ma sei rimasta dentro di lui, dopo di te, non ne ha mai voluta piu nessuna, nemmeno per gioco.- Mi sorrise. Risposi al sorriso. E guardai oltre la sua spalla.
Non sarei mai tornata indietro, a sub, ma anche a me lui mancava. Sarebbe riuscito ad evolversi anche lui, ad accettare la nuova me, e magari essere un mio pari?
Si voltò in quel momento, guardò l'uomo vicino a me, e poi ci guardammo.
Forse aveva capito, che ora sapevo. Per un secondo abbassò lo sguardo. Mi alzai e salutai l'uomo andando dal mio ex master. Non piu sottomessa. Ma sua pari.
Allungai una mano toccandogli il braccio. Mi guardò illuminandosì. Insieme. Come coppia. Non lui o io soli. Insieme a plasmare qualcuno ai nostri piaceri. Vedevo nel profondo dei suoi occhi che gli mancava tutto quello.
Avvicinai il mio viso al suo. E iniziai a dirgli cio che mi passava nella mente, cio che avremmo fatto insieme. Mi strusciai con il corpo sul suo e sentii al basso ventre che tutto ciò che gli avevo detto, lo aveva eccitato. Gli sorrisi di nuovo. Guardandomi intorno.
- Scegliamone una, insieme.-
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